Parigi a Piedi Nudi, uscito nelle sale italiane il 17 maggio, è il quinto lungometraggio di due registi della commedia burlesca, Fiona Gordon e Dominique Abel, e il primo che dirigono da soli. I due, oltre ad essere registi, interpretano i protagonisti della commedia.
Fiona è una bibliotecaria che vive in un paesino canadese. Quando riceve da Parigi la lettera preoccupante di sua zia Martha decide di andare a trovarla nella capitale francese. Arrivata alla casa della zia si accorge che Martha è scomparsa. Durante la disperata e goffa ricerca incontra Dom, clochard che vive sulla riva della Senna, che si innamora di lei e sceglie di seguirla ovunque.
Il film riprende la tradizione del cinema muto, l’ironia dei clown del circo e la colonna sonora di Gato Barbieri di Ultimo Tango a Parigi.
La bella sequenza del tango ballato dai due protagonisti sul barcone ristorante, per esempio, fonde i gesti del cinema muto con la simpatia dei mimi e dei clown, ma tirata troppo per le lunghe, forse perchè una delle poche scene interessanti.
Il filo conduttore della pellicola è la ricerca: la protagonista in cerca della zia scomparsa, Dom dell’amore di Fiona, infine Martha di una libertà solitamente non concessa ad una signora di ottantotto anni.
Ogni movimento è curato nel dettaglio come se si stesse recitando a teatro ma la scenografia è la romantica Parigi, anche se inquadrata troppo raramente.
Il personaggio di Fiona è volutamente goffo e impacciato, ma decisamente irritante nei movimenti e nel fisico che richiama Olivia di Braccio di Ferro. Una donna assolutamente non autonoma, senza senso dell’orientamento e bisognosa costantemente di un aiuto proveniente sempre da personaggi maschili. Cosa vogliono comunicarci? Forse una donna per raggiungere il proprio obiettivo è costretta a dipendere da un uomo?
Più stimolante è Dom, clochard parigino innamorato di Fiona dal loro primo incontro, spiritoso e divertente soprattutto durante il discorso che pronuncia al presunto funerale di Martha. Anche lui però decisamente maldestro e incapace. Per esempio nella scena in cui si chiude la cravatta nella bara che sta per essere cremata: dovrebbe far ridere?
La zia Martha è senza dubbio l’elemento migliore e il più piacevole, trasmette una gioia quasi infantile, come nel meraviglioso balletto, nel quale vengono inquadrati solo i piedi, interpretato da Emmanuelle Riva e Pierre Richard.
Il film ha dunque degli aspetti positivi e divertenti ma vorrebbe essere un romantico racconto, senza però raggiungere l’obiettivo.
Da una fiaba ci si aspetta forse un senso finale o un elemento che dia valore e importanza, il film invece è privo di un fine chiaro e, inoltre, lascia un sottofondo di irritazione che se ne va solo dopo qualche ora.